Finalità
“Ciò che è difficile nella vita reale è essenziale nella musica”
Daniel Baremboim
Noi amiamo vedere in quel “difficile nella vita” l’apparente inconciliabilità tra diverse culture, tradizioni, religioni, modelli sociali e il cui superamento è la conditio sine qua non della musica stessa, cioè “è essenziale”.
Metodologia
“Propedeutica musicale è una parola difficile per un’idea pedagogica semplice: la musica si impara facendola e non astraendola. Imparare a scrivere le note sul pentagramma non significa “imparare la musica” ma imparare a codificarla: cominciare a valle invece che a monte. La musica si “impara” invece, in primo luogo, traducendo in concreto il proprio bisogno di viverla fisicamente ed emotivamente, così che essa contribuisca alla nostra formazione e crescita globale come individui. Si “impara” attraverso una esperienza creativa e collettiva che coinvolga tutto ciò che alla musica è o può essere inerente: gesto, movimento, danza, scansione verbale, vocalità, strumentario musicale, drammatizzazione e performance. Attraverso tutto ciò potremo “imparare”, cioè “capire” la musica: capire come e perché essa nasce, individuarne le componenti espressive e strutturali e, infine, razionalizzarla, anche attraverso la notazione come indispensabile forma di memorizzazione e di comunicazione.”
Giovanni Piazza
La metodologia didattica, rivolta alle scuole elementari e materne, è stata elaborata dall’Accademia Feronia, nei circa trent’anni di attività, come sintesi degli aspetti più innovativi ed efficaci della contemporanea pedagogia musicale: Roberto Goitre, Zoltan Kodaly, Jaques-Dalcroze, Orff-Schulwerk, Shinichi Suzuki. Le modalità e le strategie rispecchiano, nel loro fondamento, il processo di apprendimento del linguaggio verbale e vanno a strutturarsi in un vero e proprio metodo didattico. In questo modo si darà, al piccolo individuo, la possibilità di costruire un proprio vocabolario musicale che gli permetterà di apprendere e utilizzare il linguaggio musicale come straordinaria opportunità di espressione e comunicazione. Ciò lo metterà in condizione di approdare ad una istruzione formale musicale, cioè allo studio di uno strumento o a qualunque altra esperienza che implichi una formalizzazione, già consapevole del significato di eventi fondamentali melodici e ritmici. D’altronde quando un bambino approda alla Scuola elementare, quindi all’istruzione scolastica “formale”, già ben conosce il significato di parole, frasi, periodi che imparerà a leggere e a scrivere.
Attività
I corsi si svolgono nella sede dell’ Accademia, a gruppi di dieci bambini.
Altri corsi, strutturati secondo specifiche modalità, sono progettati per le scuole elementari e materne con diverse forme di collaborazione e in aggiunta ai concerti dei propri alunni nelle scuole cittadine, previsti nella rinnovata convenzione tra l’ Accademia Feronia e il Comune di San Severino Marche.
Moduli di ricerca, complementari al Dipartimento di Musica e Linguaggio verbale, sono realizzati con il progetto Sognalibro e Nati per leggere. Le modalità e strategie di tali attività trovano il loro fondamento, come sopra specificato, nel processo di apprendimento del linguaggio verbale.
Sviluppo psicofisico con lo studio e la pratica della musica
Come hanno dimostrato molti neuroscienziati contemporanei la musica stimola un numero di parti del cervello superiore a qualunque altra attività umana. Essa è la porta principale che ci consente di accedere ad una più profonda comprensione dei processi connessi alla comprensione umana. Platone (IV sec a.c.) affermava: “Vorrei insegnare alle persone la musica, la fisica, la filosofia; ma soprattutto la musica, perché nel modello della musica sono contenute le chiavi dell’apprendimento”. Come si evince da una ricerca canadese pubblicata sul Journal of Neuroscience, imparare a suonare uno strumento tra i 6 e gli 8 anni di vita migliora le connessioni cerebrali e rende più abili in compiti che richiedono destrezza nei movimenti. Tra le arti la musica è l’unica che usa contemporaneamente la vista, per codificare il segno musicale, il tatto, per realizzare sullo strumento quanto codificato con gli occhi, l’udito, per il controllo di quanto realizzato sullo strumento e il tutto con l’inarrestabile procedere del tempo che non permette correzioni. La musica fa crescere i bambini, infatti suonare con regolarità uno strumento, favorisce lo sviluppo del loro cervello, rendendo così la loro mente più elastica. Secondo i neuroscienziati della Harward University e dell’Ospedale Pediatrico di Boston, esercitarsi fin da piccolissimi, migliora le funzioni esecutive del cervello, in questo modo i bimbi sono in grado di adattarsi con maggiore facilità a situazioni nuove e sempre più complesse. Il neurologo Gottfried Schlaug, docente presso l’Università di Harvard, ha dimostrato che lo studio e la pratica della musica aumenta la massa del corpo calloso cioè la parte del cervello, situata nel centro della massa cerebrale, che unisce i due emisferi. Durante la performance la mente musicale attiva i processi automatici e paralleli, che afferiscono al sistema nervoso autonomo e sono retaggio del sistema limbico del cervello, perchè il musicista deve saper mantenere bilanciati e sincronizzati entrambi gli emisferi cerebrali. E’ ancora Platone a ricordarci, che “la musica non deve mirare al divertimento, ma a formare armoniosamente le personalità”. L’autorevole scienziato Vittorio Gallese, componente dello staff degli scopritori dei neuroni specchio, dice: “Da un certo punto di vista, l’arte è superiore alla scienza”. Infine Dostojevski ci ricorda che “La bellezza salverà il mondo”.